Urban Apartments: intervista all’artista Corrado Pizzi

Chi frequenta l’ambiente delle arti visive avrà sentito parlare dell’artista Corrado Pizzi.

Corrado Pizzi, nato nel 1977 ad Altamura, vive tra Roma e Taranto, ha studiato presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze e di Roma, e soprattutto Corrado è la mano, gli occhi, il cervello che ha ideato l’estetica delle stanze di Urban Apartments.

Famose le sue collezioni, sottovuoto e conserve, il cui concetto si fonda sulla tecnica di conservazione alimentare che sottrae ossigeno al fine di evitare una proliferazione batterica e l’ossidazione. Nelle opere di Corrado questa prassi diventa uno stato mentale di privazione permanente, così come un ricordo inalterato da preservare. Si può trovare una Taranto racchiusa dentro una bottiglia col tappo a scatto, oppure una Parigi da osservare dentro un boccaccio (termine meridionale per vasetto di vetro) ricoperto dal classico strofinaccio legato. Si legge sul sito dell’artista: “In questa ricerca Pizzi sottrae il dinamismo di ciò che osserva e riflette sul futuro insieme al suo osservatore col fine di salvaguardare l’umanità”.

Abbiamo voluto dedicare a Corrado la prima intervista del nostro blog, sia per la sua bravura innegabile che per fargli spiegare quali sono state le vene ispiratrici dietro la realizzazione delle stanze di Urban Apartments.

Corrado Pizzi al lavoro ad un’immensa opera muraria, a Sant’Angelo le Fratte, Potenza

Come stai? Come procede in questo momento la tua vita?

In questo momento di crescita sia professionale che artistica, mi sento particolarmente a mio agio. La vita procede come me l’aspettavo. Ricca di eventi e grandi prospettive per il futuro.

Raccontaci di Urban Apartments, come è nata la collaborazione (magari spunto per parlare del primo art b&b di puglia), quali sono le differenze tra ogni stanza, come ti sei lasciato ispirare.

Mi è stato chiesto di personalizzare un ambiente già di per se molto gradevole. Le cinque stanze hanno ognuna una tematica diversa: un omaggio all’opera di Banksy, una rivisitazione della POP art, uno sguardo a Charlotte, Taranto preservata in un barattolo e l’inquietudine di un uomo solo in un tipico “Sottosopra”.

Che cosa significa per te avere un’opera permanente (perché di questo si tratta) nella tua città?

Un motivo di grande orgoglio e di soddisfazione personale.

Urbanksy, stanza di Urban Rooms

Le tue opere, da sospensioni sino a conserve, sono sempre state caratterizzate da una certa scurezza dei colori, quasi un’inquietudine costante, che sarebbe più corretto chiamare malinconia, o una sensazione struggente. Con Urban invece sei andato su un’altra tendenza.

È vero, questo succedeva prima che io decidessi di trasferirmi definitivamente a Taranto, questa città mi ha subito gratificato regalandomi serenità e nuova linfa creativa.

Pensi che si possa vivere, di arte, in un mondo dove si trova sempre più difficoltà a trovare la bellezza? In un mondo orientato esclusivamente al profitto?

L’artista non può essere mercante di sé stesso, deve affidarsi alle competenze di altre figure professionali. È proprio questo il problema, non tutti i mercanti e galleristi sono all’altezza del loro compito. Questo è il vero grande ostacolo. Si assolutamente, si può vivere di arte, facendo i conti con quelle che sono le proprie evoluzioni in relazione al progresso che è in continuo mutamento, e come diceva Henry Ford: “È vero progresso quando solo i vantaggi diventano per tutti”

Parliamo di Taranto: l’arte può rilanciare definitivamente questa città?

“La bellezza salverà il mondo” penso che questo possa bastare.

Se tu avessi una certa disponibilità esecutiva, a Taranto, come creeresti un hub culturale valido a livello nazionale e internazionale?

Sicuramente affiancandomi ad artisti sia emergenti che affermati per dare vita a un bilab, un laboratorio di bellezza dove l’arte stessa ne è la protagonista.

Un’ultima domanda: chi è il tuo artista preferito contemporaneo, e cosa gli diresti se lo incontrassi e ci potessi passare una serata insieme?

Sono fortemente appassionato della corrente artistica della POP art, mi sarebbe piaciuto incontrare Mario Schifano per potergli chiedere se per essere un artista vero è necessario vivere una vita sopra le righe.

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