Storia del Premio Taranto, la rassegna culturale più importante d’Italia

La storia di Taranto è fatta anche di momenti non necessariamente legati alla Magna Grecia, alla successiva dominazione Romana, né al periodo normanno o borbonico. Infatti, tra il 1947 e il 1951, Taranto ha ospitato i più grandi poeti, scrittori, pittori e intellettuali d’Italia. Si godeva di fama di città dal profilo culturale avanguardistico.

Tutto questo grazie al Premio Taranto, manifestazione culturale che veniva addirittura definita come “La Biennale del Sud”, per la qualità dei contenuti proposti, per lo spessore della giuria e dei partecipanti stessi.

I nomi che solcarono le strade del Premio Taranto sono roboanti: Giuseppe Ungaretti, Felice Casorati, Giorgio De Chirico, Carlo Emilio Gadda, Pier Paolo Pasolini. Nomi di statura imponente per il ‘900 artistico, non soltanto d’Italia ma dell’intero mondo.

Ma come è nato il Premio Taranto, e perché non è continuato ad esistere sino ai giorni nostri?

Locandina del III Premio Taranto

Premio Taranto: Le fondamenta

Il Premio Taranto nacque dall’idea di un gruppo di tarantini che, ritornati dal fronte della seconda guerra mondiale, volevano dare nuova verve e spinta creativa alla città. Tra di loro la figura più carismatica e iconica era senz’altro Antonio Rizzo, figlio del fondatore della “Voce Del Popolo”, allora storico quotidiano tarantino. Antonio Rizzo è una personalità di spicco con un vissuto importante: laureato in fisica assieme ad Enrico Fermi, partì in guerra e venne fatto prigioniero in Africa e in Palestina. Decise di tornare a Taranto, e di cominciare ad occuparsi della gestione degli affari di famiglia. All’inizio, il Premio Taranto non è ancora stato partorito dalle menti dei fondatori. Rizzo e i suoi compagni si dedicano ad implementare le attività del “Circolo della Cultura” di Taranto con incontri e rassegne letterarie, invitando a Taranto personalità come Giuseppe Ungaretti, Carlo Bo e Gianna Manzini. Questi eventi attirano sempre più partecipanti, la risposta del pubblico è entusiasmante, anche perché già in quegli anni si comprendeva la caratura di questi personaggi che venivano a Taranto.

La Prima Edizione

E’ proprio da questi incontri che nasce il bando di partecipazione del primo Premio Taranto, promosso sulle pagine della “Voce”. Sarà un concorso letterario, dedicato a racconti inediti che abbiano il mare come elemento conduttore della narrazione.

Rizzo conosce bene le logiche dei premi culturali, e sa che per avere successo un premio deve avere soprattutto una componente fondamentale: una giuria competente, conosciuta, autorevole. Decide dunque di nominare Giuseppe Ungaretti come presidente della giuria, Enrico Falqui (critico letterario di fama) e Gianna Manzini come giurati, oltre allo stesso Rizzo e all’ammiraglio Giuseppe Fioravanzo. La prima edizione la vinse l’elbano Raffaello Brignetti, un devoto del mare, ma segnalazioni importanti arrivarono anche per altri scrittori notevoli come Orsola Nemi, Carlo Scarfoglio e Pier Francesco Paolini. Radio e riviste nazionali celebrarono l’intraprendenza di questa fervente città, e galvanizzati da questo, Rizzo e i suoi compagni decisero di organizzare un’altra edizione.

Pasolini con Ungaretti

1949, 1950, 1951: Il massimo Apogeo del Premio Taranto

Fatto sta che nel 1949 il Premio Taranto si amplia, aggiungendo anche una sezione di pittura, che viene assegnato a Fausto Pirandello, figlio di Luigi, uno dei rappresentanti della cosiddetta Scuola Romana. Il premio narrativo viene vinto da Gaetano Arcangeli, e nelle segnalazioni ci sono sempre illustri nomi come il partigiano e scrittore Neri Pozza.

Ma la bellezza del Premio Taranto, al di là dei partecipanti, è data dalla fitta agenda di incontri culturali che assediavano la città nei giorni in cui si teneva il Premio. Viene allestita una mostra collettiva di Savinio, De Chirico e Casorati, tra i cittadini si dibatte se sia meglio la corrente astrattista o ritrattista. Taranto respira, conosce, produce cultura.

Le due edizioni successive segnano il tetto massimo e irripetibile per il premio Taranto: si premia Carlo Emilio Gadda per la narrativa nel 1950, Pier Paolo Pasolini viene segnalato per il racconto Terracina, si moltiplicano gli eventi di contorno, la città dei due mari è affollata da oltre ottantamila presenze attive, Renato Birolli e Gino Meloni si contendono il premio pittorico e il sentimento popolare è così trasognante che si arriva a scrivere sui muri. Sì, ma non scritte offensive, né politiche, bensì di sostegno e di incitamento a Raffaello, Caravaggio e ai Futuristi.

La misteriosa fine del Premio Taranto

Copertina del libro di Aldo Perrone

Leggendo il libro di Aldo Perrone, “Storia del Premio Taranto”, libro che ha ispirato la stesura di questo articolo, più che di misteriosa fine bisognerebbe parlare di mediocre fine, e non addebitabile agli organizzatori come Rizzo, né ai giurati o ai partecipanti.

Purtroppo, nelle pagine di questo prezioso libro di storia tarantina, si può constatare che sin dagli albori il Premio Taranto aveva incontrato ostilità nello sviluppo, non tanto da parte dei cittadini quanto dalla classe politica e intellettuale di Taranto, quella autoctona e finanche provinciale.

Succede semplicemente che, dopo l’edizione di successo strepitoso del 1951, il Premio Taranto si sciolga e sparisca. Senza clamore, senza gli strepitamenti e gli strilli da copertina che oggi vanno tanto di moda.

Resta però la grandezza di quello che è stato, e questo lo sottolineano anche le parole del grande Giuseppe Ungaretti, che anni e anni dopo l’ultima edizione del premio Taranto, inviò il suo biglietto da visita ad Antonio Rizzo nella sede della Voce del Popolo. Sul retro, una grafia impeccabile: «Il Premio Taranto è tramontato per sempre. Fu il più bel premio d’Italia».

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