Taranto è una città di 200mila abitanti, sparsi su 250 chilometri quadrati che puntellano il mar piccolo e il mar grande. I suoi confini sono delimitati dal centro storico detto anche la città vecchia, dalla litoranea calda con le conche frastagliate e l’acqua limpida, dal borgo umbertino pieno di negozi e di locali che affastellano il lungomare. E soprattutto, tante, tantissime, sterminate e assolate (e a volte brulle) periferie.
Taranto, da città che ha conosciuto un’espansione territoriale legata alle industrie che la circondano, ha in sé un’urbanistica di assoluta devozione alle periferie. Dal noto quartiere Tamburi passando per posti come il rione Solito-Corvisea, il quartiere Salinella, Taranto Due, Talsano, Paolo VI. In zone così, perdere la propria identità tarantina diventa un rischio quasi ineluttabile. Palazzi alti, cemento, anticorodal, edilizia speculativa e sostitutiva, piazze vuote, progetti in via di sviluppo che si sono estinti, lottizzazioni abbandonate. Insomma, il campionario di nulla che avanza è completo.
Ma a contrastare questo grigio monocromatico c’è il progetto Trust, acronimo di “Taranto Regeneration Urban Street”. Trust è un festival permanente di arte urbana attivo da settembre 2020, che si occupa di rinvigorire le zone periferiche con grandi lavori di street art sulle facciate degli edifici, pubblici e privati, . Graffiti, Writing, Murales: chiamateli come preferite, ma sono sempre bellissime opere fatte a colpi di bomboletta spray e rullo di vernice. L’obiettivo di Trust è quello di trasformare Taranto in un museo di arte contemporanea a cielo aperto, dove gli amanti del genere potranno studiare e ammirare le genialità degli artisti che hanno dipinto superfici un tempo anonime, ma che ora sono spettacolo puro.
La prima edizione di Trust è stata ospitata proprio dal quartiere Paolo VI, uno dei più popolari e complessi di Taranto, un quartiere sorto per ospitare le famiglie sfollate dalla Città Vecchia e per gli operai dell’ex Ilva. Sotto i palazzoni di Paolo VI si sono riuniti nomi che scaldano il cuore di chi mastica street art: Checko’s, Tony Gallo, Alice Pasquini, Uno, Dimitris Taxis. Un gruppo di mani, occhi e cervelli che hanno dato una nuova estetica a Paolo VI e a Taranto.
Nel quartiere di Paolo VI, c’è ormai una galleria di eloquente bellezza: i personaggi che trasmettono un’idea di innocenza di Tony Gallo, la nitidezza dei tratti di Alice Pasquini e di Uno, la sensualità verace del murales di Checko’s Art, l’impatto di serenità che c’è nell’opera di Dimitris Taxis. Ogni opera è gigantesca e meravigliosa, e soprattutto non è stata un’operazione esogena: gli abitanti dei palazzi hanno scoperto una nuova forma d’arte, c’è stato un forte scambio di umanità e di socialità nonostante il periodo pandemico, e si sono susseguiti anche dei laboratori estemporanei per avvicinare i ragazzi più giovani del quartiere alla street art.
Sempre sotto l’egida del progetto Trust, ci sono stati altre opere realizzate in quartieri diversi da Paolo VI. Cheone, artista milanese, ha rinnovato il volto della biblioteca comunale “Acclavio” posta nel quartiere Bestat di Taranto, dedicando un bellissimo pezzo figurativo alla figura di Alessandro Leogrande, compianto intellettuale, giornalista e scrittore tarantino. Leogrande è stato una delle voci più dirompenti ed autorevoli su questa città e sul meridione degli ultimi anni, e il suo volto impresso sulla biblioteca non potrebbe essere più calzante. Nel quartiere Salinella, precisamente al club sportivo PalaRicciardi, storica sede del basket tarantino, si è onorata la figura di Kobe Bryant con un murales colorato e dinamico.
Dobbiamo ripartire dalla bellezza, dalla spontaneità, dai colori vivaci e dai colpi come il progetto Trust, che legheranno sempre più i tarantini alla propria terra, incentivando l’amore per questa meravigliosa città.