Si capisce di essere arrivati a Taranto quando, oltrepassato il viadotto che congiunge la parte finale della Superstrada con la zona del Porto, si percorre il Ponte di San Francesco da Paola, noto come Ponte di Pietra, e il campanile avoriato della Torre dell’Orologio si stampa negli occhi. Lì si è ufficialmente arrivati a Taranto. Anzi, a Taranto Vecchia, così i tarantini chiamano il loro centro storico.
La Città Vecchia, nota anche come Isola Madre, è uno dei borghi antichi più meravigliosi del Sud Italia. È proprio un’Isola in effetti, collegata alla città nuova da due ponti, il sopracitato Ponte di Pietra e il famigerato Ponte Girevole, capolavoro d’ingegneria che rappresenta un unicum in Italia. Tra la Città Vecchia e la Nuova scorre l’acqua salata del Canale Navigabile, che unisce per un piccolo tratto Mar Grande e Mar Piccolo, i due mari di Taranto.
La Città Vecchia è una gemma di architetture arabeggianti, labirintica per via dei vicoli che la animano, avvolta da un alone di mistero e di rispetto per le tradizioni. Percorrendo la Ringhiera, la Promenade che segue la direzione verso la città nuova, ci si rende conto che poche città al mondo hanno un affaccio di questo tipo. I bastioni della città alti e forti sul livello del mare, lo sterminato paesaggio puntellato da barche di pescatori e imbarcazioni di ogni tipo, gli antichi palazzi nobiliari ricchi di storia, di ipogei sotterranei.
Ma se si dovesse immaginare un tour della Città Vecchia, bisognerebbe partire proprio dall’inizio.
Via Duomo è l’arteria principale dell’Isola. Qui c’è la sede dell’Università, nell’ex caserma Rossarol, e del Conservatorio Paisiello, ci sono numerose attività di hospitality come forni, bar, ristoranti, negozi di souvenir artigianali, qualche vecchio circolo politico. Via Duomo parte dal tempio di Poseidone, le due Colonne Doriche che sanciscono l’ingresso a Taranto Vecchia (provenendo dalla città nuova), e termina davanti alla Cattedrale di Taranto, il Duomo di San Cataldo, la cattedrale più antica di puglia ed uno dei migliori esempi di stile romanico, barocco e rococò. Il colonnato interno, gli splendidi mosaici, l’abside dove sono custodite le statue del Sammartino, lo stesso scultore del Cristo Velato di Napoli: tutto questo rende San Cataldo una meta irrinunciabile nella passeggiata all’Isola Madre.
Ma lasciatevi guidare dai vostri sensi e dalla curiosità, quando entrerete a Taranto Vecchia. Svoltate nei meandri più tortuosi, e vi ritroverete in mezzo a piazzette inesplorate, circondate da antichi palazzi in tufo. Perdetevi negli ipogei che associazioni come Taranto Sotterranea vi faranno scoprire. Assaggiate le focacce dei panifici locali e bevetevi una bella birra ghiacciata mentre camminate alla ricerca della chiesa di San Domenico, o quella meravigliosa perla che è la chiesa di Sant’Andrea degli Armeni, in zona Arco Paisiello. Vi smarrirete davanti ad opere di graffiti-writing che danno colore a scorci altrimenti abbandonati.
Resterete senza fiato quando, scendendo dai gradoni della postierla di via Nuova che tagliano trasversalmente via Duomo e via di Mezzo, vi ritroverete in faccia alla Laguna del Mar Piccolo. Tutto quel mare, lì, ad un passo. L’insenatura così affascinante, quella dove crescono le migliori cozze, quella che viene solcata giornalmente dai pescherecci. C’è tutta la banchina a vostra disposizione, dove i pescatori staranno addugliando le reti e pulendo la chiglia. In Città Vecchia il mestiere del pescatore non è ancora scomparso. Si vive di mare, a Taranto Vecchia. L’onore dei pescatori, la resistenza dei cozzaruli che coltivano cozze. Percepirete tutto questo, e magari vi troverete anche con il piccolo mercato del pesce che si svolge quotidianamente nella curva della Scesa Vasto, davanti alla scalinata suggestiva di via Mater.
Da un punto di vista antropologico, la Città Vecchia è qualcosa di inspiegabile. Perché resta un avamposto di pura, completa tradizione tarantina. Non c’è traccia di insegne di supermercati, ci sono soltanto piccole botteghe locali come quelle di una volta. Il dialetto parlato dagli isolani è più stretto e arcaico di quello che sentirete nelle altre zone della città, ci sono dei riti e dei rituali che soltanto in Città Vecchia sopravvivono, frutto di un modus vivendi che non ha paragoni con i quartieri della Taranto Nuova.
È giusto chiamarla Isola Madre, alla fine, sebbene sia una dicitura nuova rispetto al consolidato città vecchia o Taranto Vecchia. È la pancia materna di tutti i tarantini, è da lì che tutto è nato, ed è dalla Città Vecchia che tutto ripartirà.