Taranto è una delle mete turistiche più in crescita del mezzogiorno: “35mila transiti di passeggeri con la Msc Seaside, +20% ad agosto 2021 nelle strutture alberghiere e ricettive, pienone a diversi eventi di musica, +50% di visitatori al Museo archeologico nazionale nei giorni di Ferragosto, Museo che ottiene nuovi riconoscimenti da TripAdvisor al ministero della Cultura” dice un articolo del Sole 24 Ore.
Chi vive la città lo sa bene, c’è aria di rinnovamento, di vitalità, di poter finalmente essere riconosciuti come una località turistica.
D’altronde, a Taranto c’è proprio tanto da sperimentare.
Vi abbiamo raccontato dei momenti e luoghi sacri di Taranto come la Città Vecchia, il MarTa o la Settimana Santa, ma oltre le tradizioni e le realtà ampiamente consolidate c’è un mondo da scoprire.
Vi raccontiamo cinque esperienze indimenticabili e incredibili da vivere a Taranto. Per capire al meglio l’essenza di questa meravigliosa città.
Un’associazione che tutela il mare e lo fa nel modo migliore possibile: attraverso la cultura e l’educazione del pubblico, mostrando il meglio che il nostro territorio ha da offrire. La Jonian Dolphin Conservation offre la possibilità di gite in catamarano per solcare le acque del Mar Grande e del Mar Jonio, alla ricerca degli stupendi amici pinnati, i delfini, che sin dall’antichità sono alleati e coinquilini di Taranto.
Non si tratta di una semplice escursione con intrattenimento, ma di un momento profondamente culturale che insegna a chiunque approdi sui catamarani della JDC che cosa significhi amare e rispettare la natura e chi sono e come vivono i delfini. Vi lascerà qualcosa dentro per sempre, un giro con la JDC.
Già la partenza è tutta da godere: ci si imbarca per l’isola di San Pietro, una delle due isole del golfo di Taranto – note come Cheradi, e la sorella minore è l’isola di San Paolo -, direttamente su una nave gestita dall’azienda dei trasporti municipali di Taranto, e la sola tratta banchina-Isola sarà bellissima. Ammirerete i bastioni del Lungomare, il profilo arabeggiante della Città Vecchia con le sue cupole e rosoni, la città schiacciata dal Mar Grande.
Poi sbarcherete sull’Isola di San Pietro, un posto fuori dalle coordinate spaziotemporali, dove potrete prendere a prezzi davvero modici ombrelloni e sdraio e passare una giornata di mare in questa spiaggia gestita dalla Marina Militare. C’è un’ampia pineta con diverse attrezzature sportive, e se soffia il giusto vento – possibilmente uno scirocco convinto e teso – avrete un’acqua cristallina e caraibica, al livello delle migliori conche della litoranea.
Uno dei simboli più iconici di Taranto. Il Castello Aragonese in un certo senso protegge e custodisce le anime della città. Sta lì, a vigilare sula Città Nuova e sull’Isola Madre. Il Castel Sant’Angelo (è il suo vero nome) risale addirittura al 780 d.c., quando i Bizantini iniziarono a costruire la cosiddetta “Rocca” per difendersi dall’assalto dei Saraceni. Nel corso dei secoli la struttura avrebbe subìto diverse modifiche, sino a diventare quella bellezza incontestabile che è oggi, un museo a cielo aperto (e tra mura ben solide!) che viene gestito con alacre precisione dalla Marina Militare, che offre visite guidate alle comitive di turisti.
Visitare il Castello Aragonese è fondamentale per comprendere un’ulteriore sfumatura del rapporto dei tarantini con il mare, ossia quella militare e strategica. Inoltre, da annoverare tra gli illustri prigionieri del Castello Aragonese, il signor generale Thomas Alexandre Davy de la Pailletterie. Chi era? Nientemeno che il padre di Alexandre Dumas, lo scrittore del Conte di Montecristo, il quale si ispirò proprio alle vicende vissute dal padre a Taranto per la stesura del romanzo.
La cozza tarantina è uno dei mitili più saporiti che abbiano mai affollato i mari del mondo. Non scherziamo: la cozza è davvero una cosa seria, a Taranto. Più piccola rispetto alle cugine spagnole o greche, la cozza tarantina nasce e vive tra il Mar Grande e il Mar Piccolo, sapientemente allevata dalle mani di cozzaruli (mitilicoltori in dialetto tarantino) che da generazioni si tramandano rituali e gesti che non sono soltanto un lavoro, ma una preziosa artigianalità.
Sapida ma non spinta, la cozza tarantina mantiene un sapore unico al mondo grazie soprattutto alla ricchezza delle acque del mare in cui cresce. Infatti, i citri (correnti sotterranee di falde acquifere dolci, legate alla presenza di numerosi fiumi che scorrono intorno al bacino del Mar Piccolo) addolciscono la naturale salinità presente nel mitile.
Se siete a Taranto dovete per forza assaggiarle: sul nostro blog vi offriamo un sacco di modi per come cucinarle, ma potreste apprezzarle in tanti ristoranti della città e soprattutto al Mercato Fadini, nei pressi dell’Arsenale di Via Di Palma, il vero mercato generale cittadino, quello verace e istintivo, archetipico. Al Fadini troverete tante bancarelle – certificate – che vi venderanno l’oro nero di Taranto.
San Cataldo era un prete irlandese, originario di Munster, che è diventato il Santo Patrono della città di Taranto. Un uomo dai modi gentili e innamorato della gente tarantina. La sua effige, con il braccio destro alzato in segno di benedizione, vigila sul porto di Taranto, incuneata sulla banchina che racchiude il Molo Sant’Eligio e tutta la zona mercantile.
San Cataldo cade di 10 maggio, e nei giorni precedenti a Taranto è già festa: in Città Vecchia si allestiscono bancarelle, i vicoli si riempiono, l’aria si addolcisce perché il maggio tarantino è spesso fatto di cieli sereni e temperature così miti che ci si può arrischiare in un bagno a Saturo.
Ma è proprio la sera del 10 che si svolge un rituale magico: la processione a mare della Statua di San Cataldo. La Statua viene trasportata su un’imbarcazione di ordinanza dal Mar Piccolo sotto al Ponte Girevole, passa davanti al Castello Aragonese, si dirige poi in Mar Grande. A poppa, anzi dietro la poppa dell’imbarcazione comunale, una flotta variegata di imbarcazioni segue passo passo la cerimonia. Sono i tarantini, pescatori e amanti del mare, che dalle proprie barche celebrano il San Cataldo puntellando di luci il mare. Una processione nella processione.